Voglio scegliere di essere

Voglio arrivare.
Voglio scegliere di essere.
Voglio alzarmi, la mattina, non col forzato sorriso che ti impone il fanatico ottimista,  ma con la consapevolezza che l’obbiettivo è vicino.
E dopo quello, un altro ancora, e così finchè i miei limiti non saranno più tali.
Vorrei, non la felicità effimera, e non la sua vana ricerca, ma voglio un obbiettivo, voglio una meta, voglio degli occhiali nuovi da cui guardare il mondo.
Non so se la felicità è reale, ma reale vorrei fosse una serena consapevolezza, di me, del mondo, dell’insieme.
Scelgo oggi di essere chi sono: sono stata “uno”, mi sono sentita “nessuno”, ma capisco di essere “centomila”.
Sono una sfumatura, cupa o chiara, sulla superficie di un’unica conchiglia.
Sono una macchina fotografica che farà passare solo la giusta quantità di luce, per non bruciare né rabbuiare la foto della mia vita.
La vita non è di solo chiarore, ma è plasticità, creata dall’equilibrio e dall’alternanza di luce e buio.
Non voglio eliminare il dolore, ma voglio saperlo usare.
Non voglio vivere ogni giorno nell’oblio, voglio avere una meta, che infine è come una casa a cui fare riferimento, nella quale trovare conforto.
Ho passato stagioni vagando.
Tante scintille però ora, hanno animato il cammino.
Ora so dove sono.
So che c’è una meta.
E so come arrivarci.
Vedere l’obbiettivo vicino è un po’ come respirare, finalmente, dopo una lunghissima apnea. La prima boccata di aria fresca sa di primavera, di scoperte, di belle novità, di sogni ad occhi aperti che però nessuno mi impone e che non è detto non si realizzino, anche se con una mezza tinta diversa.
Il domani è incerto, ma è anche inaspettato, e per questo meraviglioso: domani qualcosa cambierà, domani qualcosa succederà e ce ne andremo a letto arricchiti e sorpresi. Mai potremmo immaginare ciò che ci riserva e ciò che ci siamo riservati per il futuro. E perché mai dovrà essere negativo il domani se oggi ho posto io stesso le basi del mio percorso, partendo dai miei stessi desideri? In questo momento mi sento fiduciosa, energica, viva. Vedo possibilità, non ostacoli. Molta speranza illumina i miei pensieri sul futuro.
Ho capito che è possibile superare l’ostacolo, costruire un ponte, e non un muro, che dipende da me. E che per troppo tempo, seduta, ho teso disperatamente la mano verso qualcosa che non riuscivo a raggiungere, senza mai pensare di alzarmi davvero per afferrare ciò che volevo. Come se fossi stata paralizzata per molto tempo, senza in realtà accorgermi che le mie gambe funzionavano perfettamente. Ora l’ho capito, e sono in piedi. La paura di sbagliare è stata un placebo che mi ha paralizzato.
Ora penso che inevitabilmente  qualche boccone amaro, la vita me lo riserverà, ma se riuscirò a buttarmi e a non cadere, se cadrò e mi saprò rialzare, se potrò avere al mio fianco le persone giuste e se ora riesco ad accettarmi per quello che sono, e anzi sono felice di quella che sono, allora forse il tragitto sarà meno faticoso.
Questo è l’auspicio che porgo a tutti coloro che stanno qui con me, compagni di vita e di corso che mi hanno arricchito, accompagnato ed insegnato molto, e che troppo spesso si vedono bozzoli, nascondendo in potenza, delle splendide, libere farfalle.
p.s. il bozzolo non sarebbe mai uscito dal calduccio del suo involucro se non si fosse reso conto di essere destinato a qualcosa “di più” .
Con affetto, grazie di tutto! M.E.